Texas Special, insieme per amore del blues
Nicola Zaccagni
La band di Monteverde presenta il suo cd
AlessandroPorrini

6 febbraio 2003 (vdv) “L’anima del gruppo”. Così è considerato dai suoi compagni Alessandro Porrini, leader e chitarrista dei Texas Special, la blues band di Monteverde che il 6 febbraio scorso ha presentato al pubblico la sua prima fatica discografica. “Live 2002 – Tribute to Stevie Ray Vaughan è una raccolta dei migliori brani eseguiti dal vivo – racconta Alessandro al termine del concerto tenutosi in un pub di Trastevere -. Non è stato facile ottenere questo genere di suono con i pochi mezzi di cui disponevamo, ma siamo soddisfatti”. I Texas Special non sono una band di professionisti, il disco è autoprodotto, ma dopo aver ascoltato le sedici tracce che compongono il cd questi appariranno come particolari irrilevanti. Forse perché è leggibile la passione che l’intera band mette nell’eseguire ogni singolo pezzo, “rispettando sempre il blues e la sua storia, che è storia di strada e di povertà”.

TexasSpecial

C’è chi ha tradito questa storia formandosi a quella scuola per poi abbandonarla in cerca di un guadagno facile. “Tutti conoscono Eric Clapton, ma in pochi conoscono i suoi trascorsi. La sua è stata una gavetta dura, costretto a suonare con musicisti di colore che non vedevano di buon occhio un ragazzino bianco in grado di fare la loro musica. Eppure Clapton quella musica la ha imparata, la ha resa commerciale e ci si è arricchito”. Ma non è a questo che mirano i Texas Special, che suonano per passione rendendo omaggio ai loro idoli, da S.R. Vaughan a J. Robert Leroy, con l’esecuzione di ogni singolo pezzo. “Ho convinto tutti i componenti della band ad iniziare questa avventura facendogli ascoltare brani rari, spiegandone i significati e la storia – spiega Alessandro -. Questo è bastato”.

CristianoArgentino

Sembrano lontani i sacrifici fatti per racimolare i soldi necessari a pagare l’affitto della cantina in cui Alessandro suonava con un Alex Britti agli esordi. Poi la sala prove realizzata nel centro sociale il Faro, che Alessandro ha voluto “regalare” ai ragazzi che lo frequentano. Ora il tentativo di immettersi nel circuito dei locali romani. “Non è facile, è una casta chiusa che non considera l’abilità dei musicisti, ma il numero di pubblico che questi portano al proprio seguito”, confessa Alessandro. Ma la passione, si sa, è utile a superare ogni ostacolo. Non passa così la voglia di divertirsi suonando, senza piegarsi a compromessi estranei ai “principi del blues”.

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